L’indagine, svolta dal NAS di Catania, ha permesso di scoprire la condotta reiterata e consolidata del medico. Egli sfruttava la propria posizione di primario presso il presidio ospedaliero di Messina per farsi corrispondere 1500 euro dai pazienti, con la prospettiva di essere sottoposti a interventi chirurgici in anticipo.
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